L’Inaugurazione dell’anno accademico 2014/2015 all’Istituto Superiore di Cultura Sociale e Mediatica a Toruń in Polonia, Festa dei Santi Simone e Giuda. Omelia dell’Arcivescovo Bruno Forte


Pobierz

Pobierz

            In questa festa dei Santi Apostoli Simone e Giuda la Parola proclamata ci offre un messaggio di luce e di vita articolato intorno a quattro princìpi, una sorta di quadrilatero della fede che deve guidare ciascuno di noi nel servizio che è chiamato a rendere nella Chiesa e nella comunità degli uomini. Di questi quattro princìpi il primo è quello ecclesiologico: la nostra vocazione, quale che essa sia, nasce nella Chiesa ed è orientata a servire la Chiesa. Come ci ricorda il testo della lettera agli Efesìni (2,19-22), non siamo “più stranieri né ospiti, ma concittadini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, avendo come pietra d’angolo lo stesso Cristo Gesù”. La Chiesa non è una sovrastruttura che si sovrapponga al cammino della nostra libertà e della nostra fede, ma la famiglia dei figli di Dio, l’ambiente vitale in cui siamo stati generati ed educati all’incontro con Lui nella sequela di Gesù, la comunità in cui ciascuno è chiamato a discernere i doni ricevuti e a metterli a servizio per l’utilità comune. Questa Chiesa Madre, casa e grembo di vita, è fondata sulla fede e la tradizione apostolica, raccolta intorno al ministero di unità degli Apostoli e dei loro Successori, una nell’amore e nella vita nuova ricevuta da Dio per mezzo di Colui, che è la pietra angolare dell’edificio dei santi, Gesù.

            Ed ecco il secondo principio su cui tutto sta o cade nella vita cristiana: il riferimento a Cristo, il principio cristologico. “In lui – ci dice l’Apostolo – tutta la costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore; in lui anche voi venite edificati insieme per diventare abitazione di Dio per mezzo dello Spirito”. Essere di Cristo, vivere di Lui e in Lui, non è prigionia o stasi: al contrario, è vita, crescita, libertà, cammino aperto alle sorprese dello Spirito, che abita in noi e ci fa abitazione del Dio vivente. Credere nel Signore Gesù, amarlo, seguirlo, ispirando a Lui ogni scelta e atto della nostra vita, è pregustare la bellezza di Dio, partecipando nel tempo alla vita eterna di cui solo Cristo può farci partecipi con la luce del Suo vangelo e la forza del Suo Spirito. In rapporto al Crocifisso Risorto tutto trova il suo giusto posto nella vita cristiana, e ciascuno coopera alla crescita della costruzione ben ordinata del tempio vivo del Signore, che è la Sua Chiesa pellegrina nel tempo.

            Il terzo principio dell’esistenza redenta è quello teologico: ce ne dà l’esempio lo stesso Figlio di Dio, fatto uomo. Ci dice il brano tratto dal Vangelo secondo Luca (6,12-19): “In quei giorni, Gesù se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio”. Prima di compiere il gesto decisivo della chiamata dei Dodici, costituiti capi del nuovo popolo di Dio, il Figlio dell’uomo sente il bisogno di raccogliersi in preghiera, quasi a voler presentare tutto al Padre e tutto ricevere da Lui. La vita del discepolo non può essere da meno di quella del Maestro: vivere alla presenza di Dio, in un continuo dialogo fatto di ascolto, d’invocazione e d’intercessione, è la condizione per tirare nell’oggi il domani della promessa e anticipare nel tempo qualcosa della bellezza dell’Eterno. La vita cristiana o è vivificata dalla preghiera o non è!

            Infine, Gesù ci dà l’esempio per farci comprendere che cosa significhi il principio del servizio: discende dal monte, dove ha vissuto l’intensa esperienza della preghiera, e si lascia raggiungere da tutti coloro che “erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie”.  Nota l’Evangelista che “tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva” e ci fa capire che Gesù non si sottrae all’abbraccio di questa umanità dolente, assetata di guarigione e di misericordia. Quanto ha ricevuto dal Padre nella relazione d’amore che li unisce, il Figlio lo trasmette agli uomini, bisognosi di salvezza. Così, il discepolo è chiamato a dare gratuitamente quanto gratuitamente gli è stato donato, facendo di tutta la propria vita un’offerta e un servizio d’amore. Ogni ministero nella Chiesa, da quello dei pastori a quello degli operatori della carità, da quello dei catechisti a quello della ricerca e dell’insegnamento teologico, deve essere ispirato dalla logica del dono: accogliere con umiltà i carismi e metterli a disposizione dell’utilità comune è la chiamata alla sequela del Maestro, cui nessun discepolo deve sottrarsi.

            Chiedo a Dio per me, per tutti noi, per i pastori come per i dottori nella Chiesa, la grazia di vivere i quattro principi che la Parola oggi ci ha aiutato a riscoprire sull’esempio degli Apostoli di cui facciamo memoria: l’essere nella Chiesa e al suo servizio, uniti a Cristo nella forza dello Spirito, in un rapporto vivo di ascolto e di adorazione a Dio, nel dare generosamente agli altri quanto a noi è stato gratuitamente donato. Lo chiedo affidando noi tutti all’intercessione della Vergine Madre Maria, in cui si è pienamente compiuta la vocazione all’amore cui tutti siamo chiamati:

Maria, Vergine dell’ascolto,

silenzio in cui la Parola

è venuta ad abitare fra noi,

a Te ci affidiamo,

perché alla Tua scuola e col Tuo aiuto

diveniamo silenzio e ascolto,

come Te  deserto fiorito,

tenda dell’incontro con Dio,

santuario irradiante dello Spirito

e della Parola della vita.

 

A Te, Madre del Bell’Amore,

consacriamo noi stessi,

perché il nostro sì divenga nel Tuo

sempre più sorgente d’amore

attento, tenero, umile e concreto,

e come Te, Arca dell’Alleanza,

portiamo a quanti incontreremo

la gioia della presenza dell’Amato.

 

A Te, Sposa delle nozze eterne,

che canti le meraviglie compiute dallo Sposo

nell’umiltà della Tua storia e della nostra,

affidiamo pensieri, parole e opere di ogni nostro giorno,

perché nella fedeltà al dono dell’Amore

siano tutti pensieri di pace,

cantico di lode, parole di speranza,

opere di giustizia e carità dolcissima.

 

Vergine, Madre e Sposa,

Regina del cielo e della terra,

intercedi per noi adesso

e nell’ora della nostra morte,

perché veniamo a cantare con Te e tutti i Santi,

insieme a chi ci fu affidato nella fede,

il cantico nuovo dell’Agnello

nella Gerusalemme celeste,

splendente della bellezza che non muore.

Amen. Alleluia!

drukuj